Death Dealer
Hallowed Ground
SMG Records
Fuori tempo massimo. Arrivano direttamente degli anni '80, in quanto a sound, affacciandosi al mercato discografico come un supergruppo in cui spicca la figura di Ross The Boss (ex Manowar) e Sean Peck (Warrior, Cage) ma riescono soltanto a far sbadigliare l'ascoltatore dopo i primi 10 minuti.
Sin dal primo brano “Gunslinger” è un susseguirsi di citazioni priestiane, maideniane con una spruzzatina di Manowar e violente partiture ritmiche che sfociano nel thrash metal in brani quali “Plan Attack” che sembra partorito più dagli Overkill che da una band di metal classico.“Seance” è più Manowar degli stessi Manowar e suona quasi come una b-side di “Triumph of steel” merito soprattutto dell'epico intro in cui sembra di sentire l'espressività del migliore Eric Adams.
Oltre alla doppia cassa a mille, epicità a profusione ed acuti alla Halford a nastro non poteva certamente mancare una copertina demoniaca che, se era quanto di più scontato possibile negli anni 80 insieme al tema epico alla “Cirith Ungol”, immaginate oggi, dopo 30 anni.L'influenza dei Manowar in “way of the gun” e “k.i.l.l.”, giusto per citare solo alcuni pezzi, è così invadente ed evidente da far piuttosto pensare ad un side project di Joey Demaio con un nuovo singer che ad una nuova band.
Non c'è nulla in questo disco che non mi suoni come già sentito 10.000 volte e, sebbene i musicisti coinvolti siano di primo livello e la voce di Sean dotatissina in estensione, tutto ciò non basta per elevare il disco oltre la sufficienza.Certo, ogni genere ha i propri cliché ed i puristi tutto sommato non aspettano altro che dischi veloci, roboanti ed aggressivi come questo e se avessi oggi 20 anni non vi nascondo che probabilmente mi esalterei non poco sulle note della potentissima “Corruption of blood”.
Purtroppo per i Death Dealer siamo nel 2015 e testi infarciti di proclami quali “i fear no men, we claim our land” oppure “heavy metal once for all, heavy metal hear the call”, quest'ultimo tratto dal brano “anthem”, suonano un tantino kitsch.
Bravissimi esecutori, cantante notevole ma testi da dimenticare e deja-vu su ogni singolo riff. Sufficienti e non oltre ma solo per il fatto di essere veramente bravi musicalmente.
Vinny o'steven
01. Gunslinger
02. Break the silence
03. Plan of attack
04. Seance
05. Llega el diablo
06. The way of the gun
07. K.i.l.l.
08. I am the revolution
09. Total devastation
10. The anthem
11. Corruption of blood
12. Skull and cross bones
13. U-666
Sean Peck - vocals
Ross the Boss - guitars
Stu Hammer Marshall - guitars
Mike Davis - bass
Steve Bolognese - drums